Dall’être rivé all’essere-per-l’altro

Nunzia Capasso, Dall’être rivé all’essere-per-l’altro. Un colloquio con Emmanuel Lévinas

Questo articolo, nel seguire la riflessione filosofica di Emmanuel Lévinas, si focalizza sulla condizione carnale dell’uomo, un tema che diverrà centrale nel corso del XX secolo. Sin dalla sua origine, la Filosofia occidentale è stata caratterizzata dalla logica dell’identità, che pone l’io quale unico punto di riferimento ad esclusione del mondo dei sensi. In questo modo il corpo diventa il luogo della menzogna, da cui l’uomo deve allontanarsi e così la differenza, la pluralità e l’alterità, che tanto caratterizzano la sua vita, vendo escluse. Quest’esclusione, ne corso del ‘900, diventano letali, in modo particolare quando il Nazismo conquista il potere. Proprio questi eventi hanno spinto Lévinas a pensare l’essere a partire dalla sua condizione carnale.

According to Lévinas’s meditation this article focuses on the carnal condition of the man which will be a central theme in the Twentieth century. Since its inception, the Western Philosophy is characterized by the logic identity, which refers only to the ego and is ruled out the world of the sense. In this way the body becomes the place of the lie by which man must leave and the difference, the diversity and the otherness, which characterize his life, are excluded. This exclusion, during this century, proved to be very dangerous for the humans in particular when the Nazism came to power. So these events led Lévinas to think the being according to the body.

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Salah Stétié: déplier l'oeuvre à la lumière des plaies

Maya Hanna, Salah Stétié: déplier l'oeuvre à la lumière des plaies

Cette étude se propose de suivre les différentes manifestations de l’imaginaire du pli dans l’œuvre de Salah Stétié, poète libanais d’expression française, et d’en révéler la conséquence sur le processus de la création poétique. S’y joint en filigrane l’imaginaire de la plaie comme source féconde couvant sous les plis de l’imagination créatrice. Nous présenterons d’abord le poète et son œuvre, mettant en lumière la métaphore du pli qui symbolise la nuit du sens, la matrice de l’inconscient générateur. Cette image en appelle d’autres, comme la caverne, la nappe, la broderie inversée. Ensuite, nous déplierons cette toile nocturne afin de mieux cerner le mouvement souterrain qu’elle recèle. Cette entrée dans la grotte intime revêt plusieurs aspects, notamment la remise en question de la poésie enfermée sur elle-même, autrement dit hermétique. À ce stade nous développerons la métaphore de la caverne et de la lampe du poète attendant l’éclairage du lecteur afin que le sens s’accomplisse. Le dépliage par le lecteur impose d’analyser la technique du froissement (comme synonyme de plissure) que Salah Stétié intègre dans son œuvre à travers son interprétation de la peinture de Ladislas Kijno. Puis nous clôturons notre réflexion en citant Pierre Jean Jouve dont la sueur et le sang situent l’itinéraire poétique à la lueur de la plaie de l’expérience commune qui nous plie et nous plisse mais transforme l’argile noire en blessure claire. Telle est la poésie : la boue comptable d’un or absolu.

 

Questo studio si propone di seguire le differenti manifestazioni dell'immaginario  della piega nell'opera di Salah Stétié, poeta libanese di lingua francese, e di rivelarne le conseguenze sul processo della creazione poetica. Vi si congiunge in filigrana l'immaginario della piaga come sorgente feconda che cova sotto le pieghe dell'immaginazione creatrice. Presenteremo prima di tutto il poeta e la sua opera, mettendo in luce la metafora della piega che simboleggia la notte dei sensi, la matrice dell'incosciente generatore. Questa immagine ne richiama altre, come la caverna, la falda, il ricamo. Quindi, spiegheremo questa tela notturna, per individuarne meglio il movimento sotterraneo. Questa entrata nella grotta intima rivela più aspetti, in particolare il rimettere in discussione la poesia chiusa su se stessa, altrimenti detta 'ermetica'. Quindi spiegheremo la metafora della caverna e della lampada del poeta che attende la luce del lettore affinché il senso si compia. La spiegazione attraverso il lettore impone di analizzare la tecnica dello 'sfregamento' (come sinonimo di 'piegatura') che Salah Stétié integra nella sua opera attraverso la sua interpretazione della pittura di Ladislas Kijno. Infine chiuderemo la nostra riflessione citando Pierre Jean Jouve il cui 'sudore e sangue' collocano l'itinerario poetico al lembo della piaga dell'esperienza comune che ci piega ma trasforma l'argilla nera in ferita chiara. Questa è la poesia: fango che vale come oro puro.

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Plaie, pli et repli

Anaïs Elboujdaïni, Plaie, pli et repli : violence quotidienne en Palestine et Israël -  entre bureaucratie et intimité dans les zones de contrôle d’identité

La violenza nel quotidiano si manifesta in diverse forme, per quanto anodine possano apparire. Una foto postata su Instagram, dove la testa di un bambino palestinese posto di spalle appare nell’obiettivo di uno sniper israeliano ha causato dell’indignazione sul web. Infatti, il sito electronicintifada.net ha pubblicato quest’immagine, così come il nome del soldato di elite di 20 anni, Mor Ostrovski, descrivendo la superficialità con cui pubblicava quest’immagine choc. Le Tsahal ha subito fatto sospendere il soldato per « colpa morale », dichiarando che questo tipo di comportamento non rappresentava i valori difesi dall’esercito israeliano. Questo evento, in apparenza isolato e senza seguito, dimostra al contrario i tipici problemi che esistono in stato d’occupazione. Solleva inoltre il problema della prossimità nella violenza. Questa riflessione tenta di esplorare le esperienze di spostamento e di restrizioni di movimento in un contesto di violenza strutturale che si manifesta nella vita quotidiana dei cittadini palestinesi. In proposito, sembra esistere una tensione palpabile tra due forze. Le tensione si situerebbe, da una parte, nell’apparente intimità legata all’occupazione e alla vicinanza quotidiana che potrebbe generare dell’azioni proprie agli aggressori nei casi di violenza coniugale e, d’altra parte, tra la disumanizzazione dei palestinesi attraverso la burocratizzazione del conflitto. Questo lavoro esplora la questione della burocrazia e quella dell’intimità nel conflitto israeliano-palestinese, nell’ambito della violenza quotidiana, piaga aperta sul ripiegamento dell’Altro.

 

La violence au quotidien se manifeste sous plusieurs formes, aussi anodines en apparence soit elles. Une photo postée sur le réseau social Instagram, où une tête d’enfant palestinien de dos apparaît dans la mire du viseur d’un sniper israélien, a causé l’indignation sur les réseaux sociaux et au-delà (Nelson 2013). En effet, le site electronicintifada.net a publié cette image, ainsi que le nom du soldat tireur d’élite de 20 ans, Mor Ostrovski, en décriant la banalité avec laquelle il publiait cette image choc. Le Tsahal a tôt fait de suspendre le soldat pour « faute morale », déclarant que ce genre de comportement ne représentait pas les valeurs de l’Armée de défense israélienne. Cet événement, en apparence isolé et sans lendemain, démontre au contraire les problèmes sous-jacents qui existent dans une situation d’occupation. Il soulève également la question de la proximité dans la violence. Cette réflexion tente d’explorer les expériences de déplacement et de restrictions de mouvement dans un contexte de violence structurelle qui se manifeste dans la vie quotidienne des citoyens palestiniens. À cet égard, il semble exister une tension palpable entre deux forces. La tension se situerait dans l’apparente intimité liée à l’occupation et au voisinage quotidien qui pourrait engendrer des actions propres aux agresseurs dans les cas de violence conjugale (Leone, 2007) et d’autre part, entre la déshumanisation des Palestiniens par la bureaucratisation du conflit. Ce travail explore la question de la bureaucratie et celle de l’intimité dans le conflit israélo-palestinien, dans le cadre de la violence quotidienne, plaie ouverte sur le repli de l’Autre.

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La percezione di una guerra civile: il brigantaggio postunitario

Daniele Palazzo, La percezione di una guerra civile: il brigantaggio postunitario

 

 

All'interno del dibattito storiografico dell'ultimo ventennio si è utilizzato il concetto di guerra civile per descrivere la situazione creatasi nel sud Italia dopo l'Unità. La rivoluzione risorgimentale che ha portato alla formazione dello stato nazione italiano, secondo Salvatore Lupo, chiama direttamente in causa la guerra civile, combattuta nel meridione tra i sostenitori della patria italiana e i loro avversari. In questo contesto il fenomeno del brigantaggio diviene un momento integrante della lotta tra fautori e oppositori dell'Unità.Il richiamo alla guerra civile in relazione a questo periodo non è affatto nuovo. Infatti tra le letture del brigantaggio che emergono tra gli anni tra il 1861 e il 1866 vi è anche quella che lo accosta alla guerra civile. L'associazione si ritrova, con sfumature e prospettive diverse, nella pubblicistica di parte borbonica, in quella di parte nazional-italiana e negli scritti di autori stranieri. Inoltre nei documenti di natura giudiziaria che riguardano i fatti di brigantaggio avvenuti tra il 1860 e il 1861 si ritrova tra i capi di imputazione quello di aver suscitato/fomentato la guerra civile. Appare necessario, quindi, un esame degli scritti dei coevi al fenomeno, limitatamente a quelli in cui brigantaggio e guerra civile sono messi in relazione, per comprendere le ragioni che spinsero i contemporanei a rintracciare le caratteristiche della guerra civile nella situazione creatasi nel sud Italia all'indomani dell'Unità.

In the last two decades of historiographical debate the concept of civil war has been used to describe the situation that arose in southern Italy after the unification. The  Risorgimental revolutionwhich led to the formation of the Italian nation-state, according to Salvatore Lupo, directly implicate the civil war fought in the south between the supporters of the Italian nation and their opponents. In this context, the phenomenon of brigandage becomes an important moment of the struggle between proponents and opponents of the Unification. The reference to the civil war in relation to this period is by no means new. In fact, among the interpretations of the brigandage that emerge in the years between 1861 and 1866 there is also the one who associate it with the civil war. The association is found, with different shades and perspectives, in publications of the borbonic side, in writings of Italian and foreign authors. Furthermore, in legal documents concerning the phenomenon of banditry between 1860 and 1861 it can be found, amongst the charges, brigandage seen as something which aroused/fomented the civil war. It seems necessary, therefore, an examination of the writings of the period, limited to those in which brigandage and civil war are related, in order to understand the reasons that led contemporaries to trace the characteristics of the civil war with the situation that arose in southern Italy following the Unification.

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Il linguaggio della sofferrenza: il Filottete di Sofocle

Concetta Martina Giuliano

IL LINGUAGGIO DELLA SOFFERENZA: IL FILOTTETE DI SOFOCLE

Quando Sofocle scrive il Filottete nel 409 a. C. aveva già alle spalle una lunga tradizione letteraria, che voleva l’eroe abbandonato sull’isola di Lemno a causa di una ferita infertagli da un serpente. Si è discusso a lungo sul luogo dell’incidente, sul mittente e, soprattutto, sul motivo della piaga. Alcuni studiosi moderni hanno cercato di darne una spiegazione razionale, basandosi sul dettagliato quadro clinico presentatoci da Sofocle. Tuttavia, questo tentativo non ha molte ragioni d’essere perché la malattia di Filottete proviene dal volere degli dei e, forse, il percorso morale delle sofferenze patite dall’eroe corrisponde allo schema di uno di quei rituali iniziatici tanto diffusi in quelle antiche civiltà.

 

When Sophocles wrote Philoctestes in 409 B.C., he continued a long literary tradition pertaining to this theme. The epic tells us of a hero abandoned on the Island of Lemno after he was bitten by a snake. There is a detailed discussion of the reason and place for this as well as the motive.  Modern scholars have tried to give a rational explanation of the fate which Philoctestes suffered, centering on clinical details which Sophocles presents in the tragedy. But this attempt is futile because, as explained by Sophocles, this affliction is caused by the will of the gods and probably his suffering was preordained by the gods as part of a ritual of initiation which was common in antiquity.

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