Le conseguenze della prima guerra mondiale: la questione palestinese

 

 

Le conseguenze della prima guerra mondiale. La questione palestinese

Conversazione con Angelo D’Orsi, a cura di Pasquale Vitale

In occasione del centenario della  “Grande guerra”, abbiamo deciso di porre l’attenzione sulle conseguenze che tale conflitto ha avuto nel Medio Oriente arabo, quando Francia e Gran Bretegna iniziarono le trattative per spartirselo. L’accordo siglato prevedeva che Siria e Libano passassero sotto controllo francese, Palestina e Mesopotamia sotto influenza inglese. Nel 1920 ,con la conferenza di San Remo, si cominciò a definire l’assetto geo-politico della regione, che perse ogni forma di autonomia e indipendenza. Non a caso, gli arabi definirono l’anno di tale dominio imperialistico come l’anno della catastrofe Nakba. Formalmente, Francia e Inghilterra agivano per conto della Società delle Nazioni, ma di fatto, si trattava di una copertura giuridica atta a celare la dominazione dell’Oriente da parte dell’Occidente. Gli inglesi , poi, divisero l’area giordano -palestinese in due aree distinte, per evidenti motivi politici, il più importante dei quali prende il nome di Sionismo, con cui s’intende il movimento che intendeva ricostruire uno stato ebraico in Palestina. Già nel 1917,con la Dichiarazione Balfour, gli inglesi cercarono di sedurre gli ebrei, affinché collaborassero alla vittoria degli alleati. In tale dichiarazione, infatti, l’Inghilterra si dichiarò favorevole alla costruzione in Palestina di una sede nazionale (National home) per il popolo ebraico, pur non accennando alla possibilità di far nascere uno stato sovrano. Tale concessione ricca di ambiguità, e fortemente limitata con il Libro Bianco del 1939, pose una sorta di ipoteca sulla Palestina, in quanto riconobbe il diritto all’insediamento ebraico in quella terra. Nel corso del secondo conflitto mondiale circa 6 milioni di ebrei furono uccisi dai nazisti. Tale catastrofe sancì la nascita dello stato d’Israele e mise in moto il conseguente problema palestinese, sviluppatosi attraverso una lunga serie di conflitti: la guerra del 1948-1949, che proclamò lo stato di Israele; la guerra dei “ dei sei giorni” del 1967; la guerra del Kippur del 1973. Per gli europei la nascita dello stato ebraico significò una sorta di risarcimento nei confronti degli ebrei perseguitati e uccisi dai nazisti, ma il mondo arabo visse la costituzione di tale stato come il più insopportabile dei soprusi messi in atto dai governi occidentali. In occasione dei recentissimi fatti di Gaza abbiamo intervistato il professor Angelo d’Orsi, allievo di Norberto Bobbio, ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino, dove insegna anche Teorie e storia della democrazia. Svolge anche attività di commentatore giornalistico, su testate cartacee, on line e alla radiotelevisione. Studioso di Gramsci, si occupa di storia della cultura e degli intellettuali, di nazionalismo e fascismo, di guerre e di pacifismo. Presiede la Fondazione di studi storici Luigi Salvatorelli, ha ideato e dirige Festival Storia, e la rivista di storia critica “Historia Magistra” (FrancoAngeli editore). È membro della Commissione per l’Edizione Nazionale degli Scritti di A. Gramsci e di quella per le Opere di A. Labriola.È stato professore invitato in atenei francesi e brasiliani. Partecipa regolarmente a convegni e seminari internazionali, in Europa, e fuori d’Europa. Ha una bibliografia vastissima, con una trentina di volumi, un centinaio di saggi, e un migliaio di articoli. I suoi ultimi libri sono: Guernica, 1937. Le bombe, la barbarie, la menzogna (Donzelli, 2007; ed. spagnola arricchita: Guernica, 1937. Las bombas, la barbarie, la mentira, RBA,  2011); Il Futurismo tra cultura e politica. Reazione o rivoluzione? (Salerno Editrice, 2009); 1989. Del come la storia è cambiata, ma in peggio (Ponte alle Grazie, 2009); Gli ismi della politica. 52 voci per ascoltare il presente (cura, Viella, 2010), L’Italia delle idee. Un secolo e mezzo di pensiero politico  (Bruno Mondadori, Milano 2011); Il nostro Gramsci. Antonio Gramsci a colloquio con i protagonisti della storia d’Italia (cura, Viella, 2011); Antonio Gramsci, Scritti dalla libertà (1910-1926) (cura, con F. Chiarotto, Editori Internazionali Riuniti, 2012); Prontuario di Storia del pensiero politico (con F. Chiarotto e G. Tarascio, Maggioli editore, 2013); Alfabeto Brasileiro. 26 parole per riflettere sulla nostra e sull’altrui civiltà (Ediesse editrice, 2013, con fotoreportage di Eloisa d’Orsi); Gramsciana. Saggi su Antonio Gramsci (Mucchi editore, 2014); Inchiesta su Gramsci (cura, Accademia University Press, 2014). 

Anlässlich der Hundertjahrfeier des ersten Weltkrieges haben wir gedacht, unsere Aufmerksamkeit auf die Folgen dieses Krieges in der Nahe Osten zu richten. Als Frankreich und Groß Britannien in Verhandlungen eintraten, um dieses Gebiet aufzuteilen, war es so geplant, dass Syrien und Libanon von Frankreich beherrscht wurden und Palästina und Mesopotamien von Groß Britannien.1920 nach der Konferenz von Sanremo wurde die neue Ordnung dieser Länder festgesetzt, die komplett ihre Autonomie und Unabhängigkeit verloren. Infolgedessen wurde diesen Zeitraum von Arabern an-Nakba (die Katastrophe) genannt. Obwohl diese Verhandlungen in Völkerbundes Auftrag geführt wurden, stellten die in der Tat nur den Wunsch von Frankreich und Groß Britannien dar, ihre Macht in der Nahe Ostern zu erweitern. Dazu kommt, dass die Engländer die Palästinensisch-Jordanische Zone in zwei getrennte Länder aufteilten. Ein Grund hierfür ist die sogenannte „Zionistische Ideologie“, die auf die Errichtung und Bewahrung eines jüdischen Nationalstaats in Palästina abzielt. 1917 versuchten die Engländer schon durch die Balfour-Deklaration, die Juden zu verführen, sie zu unterstützen. In dieser Deklaration wurde es offiziell mitgeteilt, dass Groß Britannien dafür war, eine nationale „Heimstätte“ (National Home) für die Juden in Palästina zu gründen, obwohl diese Stätte nicht als unabhängiger Staat bezeichnet wurde. Dieser zweideutige Begriff, den viel mehr durch das „Weißes Buch“ abgegrenzt wurde, gab beiden Juden und Engländern eine sozusagen Hypothek auf Palästina, weil dadurch eine Ansiedelung genehmigt wurde. In der Zeit des zweiten Weltkriegs wurden fast 6 Millionen Juden getötet. Die Katastrophe rief den Staat Israel ins Leben und danach das palästinensische Problem, das sich noch mehr durch viele Kriege entwickelt hat und zwar: der Krieg von 1948, wodurch den Staat Israel gegründet wurde, der Sechstagekrieg 1967, der Kippurkrieg 1973. Die Europäer schätzten die Begründung des Staates Israel als eine Beschädigung für die Juden, die verfolgtet und getötet wurden. Im Gegenteil wurde sie von den Arabern als ein der unerträglichsten Gewaltakten aller Zeit. Anlässlich der neuen Gaza-Konflikt haben wir darüber mit Herr Professor Angelo D’Orsi, ein der Alberto Bobbios Studenten gesprochen, der zurzeit an der Universität Turin als Professor von Geschichte des politischen Denkens und Demokratiegeschichte und –theorien arbeitet.

Traduzione a cura di Luigi Serafino

 

On the occasion of the “Great War” centenary, we have decided to pay attention to the consequences this conflict had on the Arabic middle East, when French and Great Britain started the negotiation that leaded to the division of the area. The agreement amounted that Syria and Lebanon underwent French control, whereas Palestine and Mesopotamia were subdued to Great Britain. In 1920, during San Remo’s conference, the geo-political asset of the region was established, leading this area to the complete loss of independence: indeed the Arabian defined 1920 as the year of “Nakba”, the catastrophe”. Formally, French and Great Britain acted on behalf of League of Nations, but, de facto, was just a legal coverage used to hide Occident dominion on the Orient. The English, then, divided the giordan-palestinese area in two separate territories, because of political reason, first of all on the principle of the Zionism concept, whose main aim is re-form an Israeli state in Palestine territory. Formerly in 1917, with Balfour declaration, English government tried to lure the Jews, in order to made them cooperate to the Allies’ victory. In this declaration, in fact, the Great Britain declared to stand up for the formation, in Palestine area, of a “National Home” for Jews, even not accepting the formation of a sovereign state. This concession, full of ambiguous point and strongly limited by the “White Book” in 1939, took out a mortgage on Palestine, because was recognized the Jews’ right to settle the area. During the Second World War, 6 million Jews circa were killed by Nazis. This catastrophe set forth the birth of Israel state and actuated the consequential Palestine problem that developed through a wide sequence of conflicts: the 1948-1949 war, that proclaimed the foundation of Israel state; “Six days” war, in 1967; “Kippur war”, in 1973. For the European, the birth of the new Israel was such a compensation for the Jews died during the conflict, but the Arabian world saw the event as the most sufferable event put in act from the Western government. On the occasion of the recent facts of Gaza, we have interviewed Professor Angelo d’ Orsi, Norberto Bobbio alumnus, who is History of politic thinking tenured professor at Turin University, who teaches also Theories and history of democracy.


A cura della dott.ssa Marianna Marasca

 

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