GAETANO CATALDO (a cura di), Leopoldo Cicognara filosofo dell'arte (1767-2017)

 

Gaetano Cataldo (a cura di), Leopoldo Cicognara filosofo dell’arte (1767-2017), Firenze, Olschki, 2019

Recensione di Salvatore Grandone

Il volume raccoglie gli atti del simposio tenutosi a Venezia all’Accademia di Belle Arti nel novembre del 2017. I contributi ricostruiscono la figura poliedrica di Leopoldo Cicognara, Presidente dell’Accademia dal 1808 al 1826. Un filo conduttore rilevante è sicuramente la rivalutazione della filosofia di Cicognara, che si fa strada in modo originale tra la teoria del bello e del sublime di Kant e le riflessioni estetiche di Schiller. Se leggiamo con attenzione il testo chiave del 1808, Del Bello, possiamo constatare come Cicognara non si limiti solo, come osserva Alessandro di Chiara (Leopoldo Cicognara filosofo e pedagogista dell’arte), «a un commento alle opere di alcuni tra i classici filosofi occidentali che hanno cercato di realizzare una filosofia del bello» (p.7). Le sue analisi mettono infatti in gioco ogni certezza e radicalizzano «la domanda come strumento di ricerca» (ivi). Nonostante il carattere erudito e non sistematico delle ricerche estetiche di Cicognara – che occorre ricordare fu prima di tutto uno dei più grandi storici e critici dell’arte italiani della prima metà dell’Ottocento –, in esse troviamo diverse intuizioni degne di nota. Tra le più significative vanno senza dubbio menzionate quelle concernenti la questione della “Grazia”. Da esperto in materia Cicognara considera fondamentali nell’opere d’arte e nei fenomeni naturali i movimenti delle linee e le sfumature dei colori. Si tratta di un ambito estetico in cui prevale il grazioso. Nel Del Bello Cicognara caratterizza con immagini molto efficaci in cosa consista la grazia:

«l’attorcersi d’un flessibile tronco ad un altro, il piegarsi leggiadro delle foglie, lo sfumarsi delicato delle tinte, una certa mollezza e ondeggiamento sia nel curvarsi dei rami, sia nello scorrere delle acque, sia nel variarsi dei piani, questo sembra appartenere alla Grazia, che fugge dal sacro orror delle selve, e si ricovera nei boschetti di lauri e di mirto, e fugge dal rovinoso precipitar dei torrenti per lambire il margine dei ruscelli» (Del Bello. Ragionamenti, Firenze, Molini, Landi e c., 1808, p. 131).

E ancora:

«La venustà dei movimenti, la dolcezza dell’espressione, il sorriso della bocca, la languidezza degli sguardi, il piegare del collo, la voluttuosa giacitura delle membra, il molle gesto, il colorito soave, questo sono più le grazie che le assolute bellezze del corpo» (Del Bello, pp. 131-132).

Con il concetto di grazia Cicognara sintetizza l’estetica di Kant (soggettiva-razionale) e quella di Schiller (oggettiva sensibile), e recepisce così, senza ripetere, le lezioni dei due grandi filosofi tedeschi.

Un altro luogo importante dell’estetica di Cicognara è la sua teorizzazione del brutto. Per Cicognara il brutto – continua Di chiara – «è una forza capace di superare i limiti dell’abitudine e della ripetizione meccanica delle percezioni, che mortificano le attività spirituali, per trasformarli in strumenti in grado di ri-vedere nell’oggetto altro rispetto a ciò che esso è» (p. 18). Il brutto stimola il soggetto a rivedere i proprio canoni estetici e a ricercare la verità. Inoltre, come la grazia, anche il brutto ha in sé un forte dinamismo che si esprime nel deviare dalle regole generali del bello. Data la profondità di queste idee estetiche, non deve quindi sorprenderci se nella prima metà dell’Ottocento il pensiero di Cicognara ha avuto una grande risonanza, influenzando le scelte di grandi artisti come Canova (Gianni Venturi, Il Del Bello di Leopoldo Cicognara tra linguaggio politico e critica d'arte).

Oltre ai contributi che si soffermano sul Cicognara filosofo e critico d’arte – ai già citati Di Chiara e Venturi, occorre aggiungere gli articoli di Anarldo Bruni (Per Leopoldo Cicognara. Dalla Teoria del bello alla storia dell’opera), Sileno Salvagnini (La Storia della scultura di Cicognara e la sua iconografia. Alcune riflessioni) e Fabio Sartor (La matematica del bello) – il volume ricostruisce anche l’uomo Cicognara. I saggi descrivono in particolare il suo impegno politico, il suo mecenatismo e la sua passione bibliografica (Fernando Mazzocca, Tra Canova e Hayez. Leopoldo Cicognara storico e critico militante; Angela Munari, Cicognara bibliografo e la biblioteca dell’Accademia di belle arti di Venezia; Gaetano Cataldo, «Quanto più i tempi son brutti, tanto più bisogna pensare al bello». Architettura e progetto a Venezia ai tempi della crisi: l’area Marciana; Guido Zucconi, Cicognara. La rinnovata Scuola di Architettura; Alberto Giorgio Cassani, «Libretto piccantissimo e pieno di sali, e di critica singolare». Leopoldo Cicognara e i giudizi sul “gusto” degli architetti nel Catalogo ragionato dei libri d’arte e di antichità). Un articolo analizza infine la vocazione letteraria di Cicognara (Francesca Fedi, «Io ho cessato di far versi»: Cicognara tra vocazione poetica e militanza letteraria).

Le molteplici prospettive dei contributi si armonizzano così nel dare il giusto risalto al profilo di uno tra i più importanti pensatori della tradizione neoclassica italiana ed europea.