ÁGNES HELLER, La filosofia del sogno

Ágnes Heller, La filosofia del sogno, Roma, Castelvecchi, 2020

Recensione di Salvatore Grandone

La filosofia del sogno è uno degli ultimi due libri della filosofa Ágnes Heller – morta nel luglio del 2019 di un malore mentre nuotava nel lago Balaton in Ungheria. Il progetto iniziale dell’opera prevedeva l’articolazione dell’analisi del sogno su tre livelli: fenomenologico, ermeneutico ed esistenziale. Nel testo incompiuto dato alle stampe troviamo però sviluppata solo l’indagine fenomenologica, mentre quella ermeneutico-esistenziale è abbozzata nella seconda parte del libro dedicata ai casi di studio. Sebbene non terminato, il lavoro sorprende per la sua profondità e per la sua chiarezza. Heller descrive con rigore la struttura dei sogni prendendo le distanze dalla psicanalisi e reinterpretando in modo originale alcune lezioni della fenomenologia.

Heller parte da un’importante constatazione: io onirico e io che sogna non coincidono. La filosofa sottolinea più volte come la loro identificazione comporti un grave errore. L’io onirico è infatti completamente immerso nel suo mondo, ed è un essere percipiente che vive e sente in modo del tutto diverso dall’io vigile. L’io onirico non sa di sognare e assimilarlo all’io che sogna significa collocarlo nella prospettiva dell’io vigile.

«L’io onirico – osserva Heller – non sogna affatto, ma percepisce, vede, ascolta, soffre, pensa, e non è sorpreso di nulla» (p. 29).

Data l’autonomia dell’io onirico – che attinge dall’Io vigile solo il materiale delle sue creazioni –, la vera sfida è comprendere la logica del sogno. Si ha quasi l’impressione di cadere in una petizione di principio: come può l’io vigile afferrare concettualmente una dimensione così altra e diversa dalla propria? Non è un caso allora che Heller adotti un'attitudine fenomenologica per indagare in via preliminare il mondo onirico. Il metodo fenomenologico qui utilizzato non è però quello “classico” codificato da Husserl. La fenomenologia del sogno non può ad esempio avvalersi del metodo delle variazioni eidetiche, perché il mondo onirico non presenta invarianti, né rispetta il principio di identità e non contraddizione o le coordinate spazio-temporali della percezione cosciente.

Per Heller la strada maestra da percorrere per andare incontro all’esperienza del sogno è piuttosto quella apofatica (via negationis):

«Il tempo del sogno è senza tempo, simile a un’intenzionalità senza scopo. Analogamente, anche lo spazio è uno spazio privo di estensione. Per la tavola delle categorie le cose sono ancora più complicate. […] Tali categorie sono assenti nei sogni, o se presenti, lo sono in modo completamente diverso dalla vita in stato di veglia. Nei nostri sogni […] non vi è passato, presente o futuro. Vi è solo un tempo. Il presente dell’io onirico è un presente assoluto. […] I sogni non hanno inizio né fine. Ci ritroviamo calati direttamente in essi, senza introduzione, e vi usciamo senza aver trovato un finale» (pp. 61, 63).

L’io onirico è immerso in un perenne presente; sente ma non ha un corpo; abita un mondo in cui avvengono continue metamorfosi, in cui si avvicendano processi di sublimazione e di condensazione. L’io onirico non si meraviglia delle stranezze che accadono; tutto gli sembra normale. Al contrario, il sogno si presenta all’io vigile come enigma da decifrare:

«Qualcuno ci “invia” un messaggio, senza la nostra volontà. Sogni e visioni ci dicono qualcosa di nuovo a noi sconosciuto, che ci eleva e sorprende, che oltrepassa le nostre aspettative» (p.81).

Per l’io vigile l’interpretazione del sogno è essenziale, ne va a volte perfino della sua esistenza. Se la descrizione della struttura del mondo onirico è possibile collocandosi al suo interno e muovendosi nella sua logica, l’ermeneutica del sogno e il suo significato esistenziale acquistano tutta la loro rilevanza nello stato di veglia. Quando l’io cosciente si ridesta, le parole e le immagini del sogno diventano le voci di un “altrove” che vuole comunicare qualcosa.

Su questo piano si innestano le riflessioni storico-ermeneutiche della Heller e soprattutto i "casi di studio", che spaziano dal ruolo del sogno nei testi sacri a quello giocato nel mondo antico, dai sogni di Shakespeare a quelli di filosofi contemporanei come Adorno e Heidegger.

Heller propone così ulteriori spunti di riflessione, tracciando molteplici piste che aspettano solo di essere seguite. La filosofia del sogno è paradossalmente un libro compiuto nel suo essere in fieri, e forse non potrebbe essere altrimenti, vista la natura ambigua e sfuggente del mondo onirico.