PASQUALE VITALE, La Nottola di Minerva

 

 

Pasquale Vitale, La Nottola di Minerva, Aversa, Gnasso editore, 2019

Recensione di Nunzia Capasso

 

Chi ha detto che la filosofia è per pochi? E che parlare di filosofia annoia? Senza dimenticare che, per alcuni, certi concetti sono difficili da comprendere? Allora non vi è mai capitato tra le mai la Nottola di Minerva, il lavoro di filosofia contemporanea messo a punto da Pasquale Vitale. Non si tratta del solito manuale di filosofia pensato per gli studenti, ma per chi voglia, in ogni momento, seguire un racconto sempre possibile dei pensatori contemporanei. L’autore, in modo, alquanto suggestivo ha deciso di narrare sì la filosofia ma attraverso immagini, romanzi e musica. Una narrazione avvincente, capace di rendere accessibile una materia che appare alquanto ostica ai più giovani, e non solo. Il desiderio di realizzare un tal lavoro nasce da una precisa visione della filosofia che l’autore rende nota sin dalle prime pagine: non di tratta di una comune disciplina, bensì di un sapere in grado di accompagnare gli uomini nel corso della propria esistenza. Perché la filosofia, quale sapere universale è ancora in grado di rispondere alla domanda di senso che accompagna la vita di ognuno di noi, deve essere volutamente in relazione con le altre scienze, se vuole essere scienza stabile e sicura (p. III). L’esperienza in aula tra i giovani a cui l’autore costantemente si rivolge determina i numerosi percorsi interdisciplinari di cui il testo si nutre, frutto di una ricerca costante e di un attento studio che fa propria la sfida kantiana: uno studente non deve imparare i pensieri, ma deve imparare a pensare. La penna di Vitale apre un varco tra i saperi fino a donare nuovo spirito a concetti ormai dimenticati. Kierkegaard, ad esempio, può rivivere tra le parole di una canzone di Fabi, Costruire, un testo denso di significato che disvela il senso complessivo del pensiero del filosofo danese. Nota dopo nota, come spiega Vitale, il cantautore romano svela che la cifra dell’esistenza si dispiega tra la partenza ed il traguardo perché è nel mezzo di questo due momenti che c’è tutto il resto, e tutto il resto è rinunciare alla perfezione imparando a sostenere il peso della scelta che, osserva Kierkegaard, scandisce il nostro esistere. Che dire del riferimento al romanzo di Irving D. Yalom intitolato La cura Schopenhauer? Una tappa obbligata per chi voglia anche solo sfogliare questo testo. Il romanzo, a cui Vitale fa riferimento, diventa uno strumento di inveramento nella sua narrazione: un’occasione per mettere in scena personaggi capaci di rappresentare, attraverso le proprie vicende biografiche la volontà di vivere a cui il filosofo di Danzica fa appello nelle sue opere. La Nottola di Minerva, quindi, scardina un’antica convinzione, quella che riduce la filosofia a mera ripetizione di quello che un tempo hanno detto i filosofi. Vale – ed in questo Vitale si distingue – il contrario: occorre donare nuova luce alla tradizione, tornando a porre nuove domande al passato che, all’occorrenza, può soccorrere l’uomo nella sua ricerca di senso. La filosofia è ricerca e i ragazzi, con i loro linguaggi e la sete di nuovo, sono un valido strumento di innovazione per un docente capace di ascoltare, guidare e spronare chi ha dinanzi. Nelle pagine del Vitale trovano così spazio anche le opere dei suoi studenti, interessante è il fumetto dedicato a due filosofi emblematici del Novecento: H. Arendt e M. Heidegger. I due vengono ritratti mentre sono impegnati in una discussione riguardante la politica e il concetto di banalità del male. Un lavoro creativo, quello di Pasquale Vitale, che parla della filosofia come esperienza umana, di una soggettività che si arricchisce e si potenzia nel continuo dialogo con l’alterità.