PASQUALE VITALE - ROBERTO MESSORE, La filosofia aristotelica e il linguaggio del corpo nell’immaginario dantesco

 

Pasquale Vitale - Roberto Messore, La filosofia aristotelica e il linguaggio del corpo nell’immaginario dantesco, PG Editore, 2017

Recensione di Natascia de Gennaro

Un’interessante novità nel panorama delle risorse per l’insegnamento della Letteratura Italiana nei Licei è un volumetto agile e di piacevole lettura, scritto in un linguaggio piano e facilmente accessibile: il testo La filosofia aristotelica e il linguaggio del corpo nell’immaginario dantesco dei professori Pasquale Vitale e Roberto Messore, pubblicato nel 2017 da PG editore. Si tratta di un’opera di divulgazione precisa ed informata, che, se ben si presta alla pratica didattica, si dispone ad accogliere come interlocutore qualsiasi lettore non privo di cultura, che provi interesse e curiosità di fronte ad uno dei più importanti capitoli della storia della nostra letteratura.

Pasquale Vitale, che dopo la laurea cum laude in Filosofia Medievale e del Rinascimento ha instancabilmente concentrato i suoi studi sull’intera parabola dell’aristotelismo, e Roberto Messore, che dopo aver conseguito un’altrettanto brillante laurea in Filologia Moderna presso la stessa Università di Napoli “Federico II”  ha approfondito lo studio e l’esegesi di Dante, nell’anno 2013 si vedono pubblicato sulla rivista internazionale “Figure dell’immaginario” il loro lavoroLa molta gente e le diverse piaghe: fisico immorale e immorale fisico nell’immaginario dantesco, che già accolse risposta favorevole tra gli studiosi del Sommo Poeta. Oggi quel saggio, in una versione sapientemente trasposta dai due professori per la pratica didattica, è fruibile in un testo scolastico, in appendice, come felice approdo di un chiarissimo percorso che si propone di mostrare l’evoluzione del sistema filosofico dantesco attraverso buona parte del corpus delle opere di Dante.

La filosofia aristotelica e il linguaggio del corpo nell’immaginario dantesco è l’esito di uno studio di alta qualità proposto nelle vesti di un libro scolastico, quindi in un linguaggio facilmente accessibile, e non potrebbe essere altrimenti considerata la sua genesi, collocabile al di fuori del circuito accademico. Proprio questo dà al libro quel quid di genuino, perché ha permesso agli autori Vitale e Messore di sintetizzare i risultati di anni di studio autonomo e i frutti di un lungo ed apprezzato magistero scientifico nonché di feconda pratica didattica negli istituti di istruzione secondaria. La preziosità del testo si sviluppa in due direzioni: nasce con seri ed alti propositi di divulgazione, per permettere ai non specialisti di avvicinarsi agevolmente alle più pregnanti problematiche relative all’iter filosofico dantesco, ma in quanto espressione sintetica e matura e consapevole di un lungo lavoro scientifico, è raccomandato ad insegnanti di scuola secondaria e a cultori della materia.

L’Introduzione del libro ragguaglia, in modo molto puntuale ed equilibrato, sui principali punti di snodo dell’iter culturale ed ideologico di Dante,  che nel testo si realizza sotto gli occhi del lettore, dalle prime opere al capolavoro della Commedia. Molto assennata e ragionevole è la scelta di Vitale-Messore di principiare il percorso con una panoramica iniziale che ha il fine e l’esito di far ambientare il lettore nella complessità di quel mondo medievale, che ha partorito il lavoro di Dante Alighieri: è nei secoli XIII e XIV che avviene il cambiamento della figura dell’intellettuale, da clericus a laicus; è nello stesso contesto che si registra l’influsso di quel “sistema aristotelico”, reimpostato da Averroè, - e successivamente arricchito dal tentativo di mediazione fideistica cristiana approntato da Tommaso d’Aquino - sui canoni della cultura occidentale. I due capitoli che seguono dopo questo primo, sono, in sostanza, l’uno una digressione sulle opere giovanili di Dante, la Monarchia e il Convivio, e l’altro sulla Commedia. Questi assai bene si inseriscono nell’economia dell’opera perché mai perdono di vista di porre l’accento sulle implicazioni filosofiche della composizione delle opere stesse, mantenendo il focus sullo sforzo filosofico-teologico compiuto da Dante nell'applicazione e nello stravolgimento di determinati concetti dalle opere giovanili fino alla maturazione di una nuova visione filosofico-teleologica quale è esplicitamente ravvisabile nella consecuzione delle tre Cantiche. In questi capitoli sono citati passi delle opere e ad essi si fa seguire un commento che, per quanto succinto, è bastevole ad offrire anche al lettore non specialista le informazioni necessarie per seguire in modo completo il dipanarsi del filo.

Anche questo mi sembra un aspetto interessante e degno di nota del testo di Vitale-Messore. È una ignobile tendenza fin troppe volte rilevata negli scritti di divulgazione quella di sostituire alla lettura diretta dell'autore un discorso sull'autore, insieme all’altrettanto cattiva abitudine di proporre anche in classe, durante la lezione, sintesi affascinanti e romanzate sul contenuto di un’opera al posto del paziente lavoro filologico di analisi e commento delle parole uscite dalla penna dell’autore stesso; ora, nel lavoro di Vitale-Messore troviamo proprio il contrario: in ogni capitolo e ancor più in appendice, si trovano riportati i passi estratti dalle opere che si stanno prendendo in esame e non solo il commento degli autori, dando così la possibilità a chi legge, sia uno studioso di Dante o uno studente che or ora vi sta approcciando,  di saggiare nell’immediato il commento che legge ovvero di ritrovarsi in quanto è affermato, di porre l'accento là dove gli piace e di farsene interprete. Insomma, il testo di Vitale-Messore è quanto mai onesto metodologicamente ed è per questo ideale da proporsi agli studenti. Questo carattere del libro, insieme alla chiarezza espositiva, fanno sì che per lo studente più smaliziato, si possa pensare anche ad una lettura autonoma, almeno di certe parti dell’opera. In generale, però, l’adozione è consigliata al terzo anno dei licei.

Infatti il libro offre, in modo succinto ma piacevole, e completo pur nei limiti imposti dalla sua veste di testo scolastico, una guida attraverso un itinerario suggestivo e ricco di informazioni, tenendo sempre presente, e anzi collocando in primo piano, la domanda basilare e imprescindibile del nostro studio, quella riguardante la motivazione stessa dello studio del nostro passato, di un’epoca, quella medievale, così lontana e vicina ad un tempo da noi. A questa domanda gli autori, danno con questo lavoro una risposta ragionevole e persuasiva man mano che si dipana il corso della loro esposizione: del sistema dantesco, sistema preciso e innegabile, gli influssi sono ancora oggi vivi e tangibili nel panorama linguistico, sociale e letterario universale.

Le più dense pagine del testo sono senz’altro quelle dell’appendice, dal titolo La molta gente e le diverse piaghe: fisico immorale e immorale fisico nell’immaginario dantesco, molto apprezzabili per il felice sposalizio tra filosofia e filologia e per l’originalità del tema: il corpo, abusato, violentato, torturato, teatro del male, mostra di piaghe ovvero indizi visibili di piegamenti morali.

Mi sia concesso in limine, un invito a diffondere ampiamente nelle scuole questo testo, che può servire sia come spunto per l’avvio di percorsi e di approfondimenti nella scuola secondaria di secondo grado, sia come supporto per un’introduzione generale al sommo poeta, per una lettura insieme precisa e motivata del mondo medievale. Un lavoro di grande interesse insomma, che non dovrebbe mancare nelle biblioteche scolastiche e, possibilmente, nelle biblioteche private degli insegnanti, per i quali questo testo può ergersi, ancor più in clima di autonomia scolastica, ad utile strumento di lavoro offrendo al contempo occasione di ripensamento e discussione di certi passi della Commedia soprattutto.